L’innovazione nasce dagli errori. Il difficile dialogo tra Start Up e Corporate

Quante sono le Start Up in Italia e quanto sopravvivono dopo i primi 5 anni? Secondo l’ultima relazione annuale del MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) ci sono circa 11.000 start up ma di queste solo il 33% resiste (fonte CB Insight).

Vorrei partire da questo dato per analizzare le differenze di “essere e pensare” tra Start Up e grandi aziende. Quanto è complesso questo dialogo? Quanto può essere virtuoso e quanto è fondamentale sbagliare per crescere e migliorare? Come l’innovazione nasce dagli errori, oltre che da consapevolezza, competenze e determinazione?

In questo articolo cerchiamo di analizzare tutto questo con “gli occhi della nostra esperienza” da entrambi i lati: Start up e Corporate.

In Italia l’errore è tabù. Quando l’innovazione nasce dagli errori.

Partiamo alti, da un aspetto culturale. In Italia l’errore, ovvero quell’approccio che considera un insuccesso come una possibile occasione di crescita, è un approccio quasi inesistente. In America, al contrario, la consapevolezza dei propri errori è spesso alla base del successo. Nel 2016, nella sua annuale lettera agli azionisti, Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, scrisse. “Il fallimento e l’innovazione sono gemelli inseparabili. Per innovare bisogna sperimentare e se si sa in anticipo che le cose andranno bene non è una vera sperimentazione.” E non ha mai nascosto di pensarla allo stesso modo anche Richard Branson, il magnate del gruppo Virgin secondo cui “le persone e le attività generalmente considerate di successo o più fortunate sono di solito anche quelle più pronte ad accollarsi i rischi e quindi a far fiasco.” Non è un caso che parliamo di 2 degli imprenditori che stanno investendo per una delle sfide più innovative del 22° secolo: il turismo spaziale.

Concetti spesso estranei alla cultura aziendale italiana, ma dai quali siamo chiamati a partire per innovare. Senza la capacità di commettere un errore, lo ripeterò all’infinito non si può innovare. Sbagliare serve a migliorare le idee ed i progetti. Gli errori per quanto diversi tra loro: di metodo, di pratica, funzionali o di processo sono tutti utili. L’importante è imparare a conviverci e a lavorarci insieme.

Startup e grandi aziende: due approcci opposti. 

I grandi investitori internazionali lo sanno e per questo diffidano di chi non ha mai fallito, in Italia questa regola non vale quasi mai. I grandi investitori quando affidano i loro soldi a qualcuno, tendono a scegliere un imprenditore che ha già commesso degli errori perché confidano che abbia imparato qualcosa. E se a livello di startup il concetto di “errore come lezione da imparare” ha iniziato ormai ad affermarsi, sul fronte delle aziende più strutturate il percorso resta ancora lungo. Sono reduce da un’esperienza in cui l’unica KPI per analizzare e valutare una start Up Ecommerce ‘è l’EBIDTA. Nessuna attenzione per tutti gli intangible asset che costruiscono il FUTURO DI QUESTA START UP. 

La differenza di obiettivi e stile manageriale tra chi ha “soldi” e chi le “idee” rende la convivenza e la collaborazione tra startup e corporate particolarmente difficile. Per questo subentra a volte un terzo soggetto indipendente capace di agire come mediatore culturale. In questo senso l’esperienza del Team E-development in generale, e la mia in particolare, mi ha insegnato come “gli errori sono il carburante per crescere e la paura, in particolare quella di fallire, è la nemica mortale delle idee”. 

Per questo verifico sempre più spesso che Start Up e grandi aziende sono due soggetti che faticano a comprendersi e che hanno una cultura dell’errore spesso diametralmente opposta. Spesso mi è capitato di lavorare per creare un punto di incontro tra questi 2 soggetti ed ho un “libro” piuttosto ampio di “incomprensioni”.

Aspettative, stile e linguaggio. Perchè la forma è anche sostanza. 

E’ una questione di aspettative, di stile manageriale, di linguaggio e soprattutto di fiducia. Spesso accade che una corporate cerchi di avviare un progetto di innovazione e inizi a collaborare con una startup. Tuttavia, definiti gli obiettivi del progetto, al momento di entrare nel vivo delle attività, qualcosa si inceppa nella comunicazione. Perché? Perché le strutture e i processi della grande azienda impediscono un dialogo agile con il team della startup, che rischia di sentirsi “schiacciata” dal peso della corporate. Il rischio è che avvenga una contaminazione al contrario. Anzichè essere la startup a portare creatività e agilità nel progetto, è la corporate a introdurre lentezza e rigidità.

Il fattore Tempo non è una variabile indifferente. 

Un’altra difficoltà che abbiamo registrato riguarda i tempi e le risorse per affrontare un dialogo con le aziende. A volte la startup, per inesperienza, non mette in conto che la collaborazione con una corporate assorbirà tempo ed energie sin dalla sua fase pilota, perché una corporate ha necessariamente tempi e processi più lunghi e complessi di quelli di una giovane impresa.

In fondo, da una parte abbiamo le startup che intendo il tempo come una risorsa preziosa, dall’altra parte ci sono le corporate che prima di iniziare qualunque attività hanno bisogno di validare un processo. Approcci diametralmente opposti. Se a questo problema di base aggiungiamo uno stile manageriale che vede l’assertività e la positività delle start up confrontarsi con lo stile “direttivo ed autocelebrativo” delle corporate il rischio di implodere cresce in modo esponenziale.

E-development al servizio delle PMI che vogliono entrare nel Mondo Ecommerce 

E-development è un Management Team di professionisti della Digital Economy. Con oltre 20 anni di esperienza nell’ecommerce e nella gestione di progetti digitali abbiamo attivato un modello che punta all’analisi e al miglioramento dei risultati aziendali attraverso l’Innovazione. Insomma…. guardiamo innanzitutto i RISULTATI.

Se vuoi saperne di più contatta Massimiliano Masi (m.masi@e-development.it).